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Il pane fritto, la nonna, lo Champagne

Mia nonna materna è ancora viva. Certo, detto così fa un po’ ridere. È un personaggio la cara nonna Rita, ed anche se ogni tanto perde qualche colpo è sempre vispa e lucida nei suoi ragionamenti. Porta sempre il grembiule e lo toglie solo quando fa il riposino del pomeriggio. Ho dei ricordi meravigliosi delle estati in campagna: lei svolgeva sempre le sue faccende in una piccola casetta bianca e blu attorniata da alberi di pero, una sorta di dépendance dove c’era il forno a legna, una piccola piletta, ed una cucina in muratura con due grossi pentoloni incassati dove era solita cuocere il sugo o il cappone ripieno.

Ogni pomeriggio mi preparava la merenda, indimenticabile il suo pane fritto; per prepararlo lo passava prima nel latte, poi nell’uovo e lo friggeva rigorosamente nell’olio d’oliva per poi affondarlo caldo nello zucchero, ed io lo mangiavo seduta nel gradino di fronte la casetta, mentre lei mi guardava compiaciuta. Se fossi stata maggiorenne (ed un po’ più sofisticata, aggiungo), avrei sostituito il succo d frutta alla pera con lo Champagne Demi-Sec Rosè de Saignée Cuvée Friandise di Jean Vasselle, ma probabilmente a quei tempi neanche l’avrei saputo pronunciare; avrebbe avuto la stessa dolcezza della nonna Rita, quella giusta, senza esagerare, e poi il fascino dell’abbinamento della bolla Demi-Sec alla frittella di pane. Un vino che mi avrebbe fatto sentire un po’ Cappuccetto Rosso, con i suoi profumi fragolosi e le note delicate di lampone a rincorrere l’aria di lavanda, elegante e dello stesso colore del foulard che portava al collo la nonna Rita, che aveva le stesse tonalità della pace e della serenità che riusciva ad infondermi con un sorso fresco e conciliante.